... di Milano. Quindi se siete di Milano, VA visto.
Se non siete di Milano ma siete italiani, VA visto.
Se non siete italiani, VA visto lo stesso (credevate di scamparla?).
A prescindere dal luogo geografico nel quale siamo nati, un po' di cultura fa sempre bene.
Comunque dite la verità: questo film non ve l'aspettavate nello speciale su Dario Argento, vero?
Noto infatti che Le cinque giornate viene spessissimo saltato quando si parla del nostro Darione nazionale. Saltato a torto, aggiungo io. È vero, non sarà blasonato quanto i Capolavori di Luigi Magni, ma non crediate che ci si distacchi poi così tanto. Vedete, per quanto sia a tratti estremamente leggero nella narrazione, non dimentichiamo che è con la falsa superficialità che si riesce ad esprimere le critiche più profonde.
Quindi non solo parleremo di questa ottima pellicola nel nostro speciale, ma le dedicheremo anche un articolo tutto suo. Bisogna darle la visibilità che merita.
Ora non so voi, ma a me a scuola hanno fatto studiare poco e nulla degli ultimi due secoli di storia italiana. Sia alle medie che alle superiori ci siamo fossilizzati al 90% solo sulla seconda guerra mondiale, con buona pace dell'Unità d'Italia, della prima guerra mondiale e soprattutto del dopoguerra. Detto fra noi, se non fosse per Montanelli e Wikipedia, sarei all'oscuro di una buona fetta di storia del nostro paese. Però, visto che siamo su Pazzi per il Cinema, piuttosto che consigliare libri e siti, elenchiamo qualche film che vi consiglio caldamente di vedere:
- Il Gattopardo (Luchino Visconti, 1963)
- In nome del Papa Re (Luigi Magni, 1969)
- La grande guerra (Mario Monicelli, 1959)
- Le cinque giornate (Dario Argento, 1973) [insomma, questo qui...]
« Ma che cos'è questa democrazia? »
« L'è che son' tutti liberi, t'è capì? Ed anche te, che sei un pirla, puoi dire la tua. »
Celentano non piace a tutti, è vero. Però se per un attimo sorvolassimo sui possibili pregiudizi, noteremmo che l'intero cast sorregge egregiamente la sceneggiatura.
La regia "teatrale" di Argento è presente anche in questo film. Tuttavia il montaggio ed il susseguirsi delle situazioni mantengono alto il ritmo, e le due ore che dura il film si sentono appena. Certo, man mano che ci avviamo verso la conclusione, le sequenze diventano sempre meno "leggere". E battute come quella sopra riportata lasciano spazio a ben altri temi, forse più vicini a Tomasi di Lampedusa piuttosto che ai soliti filmetti con Celentano. Se questo da un lato farà la felicità di chi cerca una pellicola abbastanza "impegnata", dall'altra può facilmente scontentare chi credeva di trovarsi di fronte ad un film di tutt'altro tipo.
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