Pensate quanto vi voglio bene. Questa sadica e spietata versione del Cluedo l'ho voluta vedere due volte prima di recensirla. L'ultima volta, con Django, scrissi la recensione a caldo. La sera stessa che lo vidi al cinema. Grave errore. Avrei dovuto dormirci su. Infatti, alla seconda visione, prese di prepotenza il posto di MIGLIOR FILM DI QUENTIN TARANTINO nel mio cuore. (Ma di questo avevamo già parlato nello speciale, ricordate?)
Ora la domanda è: sarà riuscito Tarantino a sfornare un film all'altezza delle nostre aspettative?
Uhm... Meglio non essere avventati. Pensiamoci un momento prima di rispondere. Andiamoci piano, come la melassa.
« Se si vuole confrontare una pellicola di Tarantino, bisogna confrontarla con ogni altra pellicola girata... cioè, non girata da Quentin Tarantino. »
La ricetta applicata da Tarantino è quella già collaudata ne Le Iene:
UNO - Creare un certo numero di memorabili carogne.
DUE - Chiudere suddetti individui sotto forzata coabitazione.
TRE - Lasciare che gli eventi seguano il loro naturale corso.
Ora, la bravura dello sceneggiatore sta proprio qui, in questo terzo punto. Sarà possibile mantenere lo spettatore incollato alla poltrona per delle ore?
Della regia è inutile parlare. Il film è girato quasi interamente in un'unica location ma l'occhio non si stanca mai. Già solo questo dà la misura di quanto Tarantino ci sappia fare. Sul fronte sonoro troviamo Ennio Morricone, e ho detto tutto. Parliamo quindi di ciò che rende davvero speciali le sceneggiature di Tarantino: i personaggi. E qui, amici cinefili, ne abbiamo ben otto nuovi di pacca da idolatrare. Ma parliamo solo dei tre principali, altrimenti ne esce un altro Speciale Tarantino.
È preoccupante vedere quanto Samuel L. Jackson sia a suo agio nei panni di tutti i folli psicopatici nati dalla penna di Tarantino. Il suo Maggiore Marquis Warren ce lo ricorderemo a lungo. Non parliamo poi di John Ruth detto "Il Boia". Dopo Jena Plissken e Jack Burton, Kurt Russell incide un'altra tacca nella lista dei suoi personaggi cult. Ma è Daisy Domergue la vera icona del film. Tuttavia (e questo "tuttavia" temo mi costerà parecchi lettori) credo che Daisy Domergue sia contemporaneamente croce e delizia di un cast altrimenti perfetto. Capiamoci, Jennifer Jason Leigh è perfetta. Quello che ne mina la riuscita è la penuria di dettagli. A film concluso, sono troppe le domande senza risposta. È vero, già così la pellicola dura più di tre ore e su qualcosa bisogna pur tagliare. Però credo che se si fosse usata per Daisy Domergue la stessa cura mostrata per Marquis Warren e John Ruth, The Hateful Eight sarebbe stato un autentico gioiello della cinematografia. Pazienza, mi sa dovremo accontentarci soltanto di un ottimo film.
Consigliato a:
Chi ha amato Le Iene e soprattutto sa che tipo di film gira Tarantino.
Sconsigliato a:
Chi ha odiato Le Iene e soprattutto sa che tipo di film gira Tarantino.
P.S.
La misoginia in questa pellicola si taglia col coltello. Non che gli altri film di Tarantino siano per coppiette, ma qui Quentin ha tirato un po' troppo la corda.
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